R. S. - IL MESSAGGERO - 22 Ottobre 1988

Giuffré regista ha fatto le sue valutazioni e non ha sbagliato strada. La storia, intrisa di equivoci verbali e di paradossi, si dipana come una matassa di filo grosso. Liborio accoglie in casa Felice Sciosciammocca, che ha giurato al proprio padre, in punto di morte, di essere eternamente riconoscente all’amico di famiglia. Cialtrone, affamato di buon cibo e di belle donne, nasconde dietro dabbenaggini apparenti la sua furbizia lasciva, irresistibile, scatenante. Principio, svolgimento ed epilogo dei fatti non importano nella loro concatenazione, ma interessano attimo per attimo, offrendosi al consumo beato e folgorante. Con la stessa immediatezza vanno considerate le prestazioni degli attori, cominciando proprio da Giuffré nel ruolo di Sciosciammocca. Volutamente caricaturale, e dunque incline a trarre il maggior profitto dai lazzi e dalle tirate, dal gioco del doppio senso e dall’esasperazione gestuale, l’attore riesce anche a interpretare l’anima del Pulcinella degenerato che rappresenta.

Antonella Ambrosioni - SECOLO D’ITALIA - 21 ottobre 1988

Non si tratta di un rifacimento in chiave moderna della commedia, bensì un tentativo da parte della regia di muoversi rigorosamente all’interno del testo, oliandolo e “rispolverandone” qua e là certi meccanismi un po’ arrugginiti. Aldo Giuffré e Gigi Reder mettono a frutto tutta la loro esperienza e le straordinarie risorse mimiche ed espressive per marcare la furbizia, la cialtroneria, l’ingenuità e l’innegabile simpatia dei personaggi che interpretano.

Franco Cordelli - PAESE SERA - 1988

Per quanto riguarda Aldo Giuffré, noi ne siamo incondizionati ammiratori. È uno degli attori italiani che amiamo di più, qualunque cosa faccia è fonte di inesauribile divertimento. Guardatelo muoversi, toccarsi la guancia, imitare il padre moribondo, fare il ragazzino: è sempre la stessa cosa, lo stesso genuino e morbido distendersi del corpo dell’attore su “quelle maledette tavole”. Tutto, in lui, è armonia; tutto combacia; tutto è “secondo natura”.

 

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Aldo Giuffré 2013

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