Paolo Emilio Poesio - LA NAZIONE – 1978

Al centro dell’azione, Trinchera pone il notaio figlio di mamma, bambinesco, “pettolone” appunto (la “pettola” è il seno materno dal quale sembra non essersi saputo staccare), squattrinato e in possesso di un’infarinatura culturale che gli vale solo a essere preso a zimbello da popolo e paese. Propenso a pigliar moglie ma incerto fra la cugina Betta e la fascinosa popolana bellezza della dirimpettaia Menella, finirà con il restare a becco asciutto. Aldo Giuffré sembra essere entrato addirittura nella pelle del notaio bamboccione e lo ha fatto con notazioni sottili e anche poetiche.

Giorgio Prosperi - IL TEMPO – 1978

La figura artisticamente compiuta del notaro è una chiave preziosa per comprendere le carenze storiche della società napoletana. Così l’arte illumina la storia e nella trasparenza di una quasi opera buffa si disegna una tetra filigrana. Finissima è l’interpretazione del notaro, ragazzo mal cresciuto condannato a una perpetua immaturità, da parte di Aldo Giuffré.

Giovanni Lombardi - PAESE SERA - 10 gennaio 1979

L’altro elemento che va menzionato riguarda la teatralità della commedia: quanta freschezza, quanto movimento, quanta puntuale connessione fra l’uno e l’altro episodio! Da aggiungere la eccellente prestazione del complesso degli attori con un Aldo Giuffré esaltante raffigurazione del povero notaio Pettolone destinato a rimanere solo con i suoi mal digeriti codici.

Nico Garrone - LA REPUBBLICA – 1978

Nella parte del notaio Pettolone, Aldo Giuffré compita spassosamente il suo “latinorum” avvocatesco tra gli sberleffi e i dileggi generali.

Fondazione

Aldo Giuffré 2013

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